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Le emozioni sono stati mentali e fisiologici transitori che insorgono in risposta a eventi importanti per la persona, esterni o interni. In generale il loro scopo è quello di farci mettere in atto un comportamento adeguato a un determinato contesto. Ad esempio piangere a un funerale.
EMOZIONI: A COSA SERVONO?
Come detto precedentemente, le emozioni hanno lo scopo di far si che la persona metta in atto un comportamento adeguato ad un determinato contesto. L’altra importante funzione che svolgono è quella comunicativa sia con gli altri che con se stessi.
- Comunicare con gli altri e influenzarli
Comunicare il proprio stato emotivo, sia attraverso l’espressione verbale che attraverso la mimica facciale, permette di comunicare agli altri le situazioni importanti. Ad esempio che c’è un problema da risolvere se si è preoccupati, che c’è qualcosa di pericoloso se si è impauriti, che è stato perso qualcosa o qualcuno se si è tristi, che un’altra persona possiede qualcosa di desiderato se si è invidiosi, che è stata commessa un’ingiustizia se si è arrabbiati.
Comunicare il proprio stato emotivo influenza gli altri, anche se non se ne ha l’intenzione. Ad esempio comunicare che si è tristi predispone l’altro a rassicurare e offrire aiuto, comunicare che si è arrabbiati potrebbe far cessare il comportamento di un’altra persona.
- Comunicare con se stessi
Quando si riconosce di provare un’emozione, gli stessi messaggi che vengono comunicati agli altri vengono rivolti anche a se stessi. In questo modo si riconosce che sta accadendo qualcosa di importante per se stessi.
EMOZIONI: COME FUNZIONANO?
Tutte le emozioni usano il corpo come loro teatro (Antonio Damasio).
Le emozioni sono, infatti, caratterizzate da:
- Comportamenti espressivi
Cioè tutto ciò che si vede “da fuori” e che permette di comunicare agli altri cosa si sta provando. Nello specifico un insieme di movimenti, in particolare dei muscoli facciali.
- Reazioni fisiologiche e sensazioni soggettive interne
Tutti quei segnali che danno informazioni sullo stato interno come: frequenza cardiaca, respirazione più o meno regolare, senso di agitazione, tremori, sudorazione, arrossamento del volto.
- Spinta all’azione
Ad ogni emozione corrisponde una spinta all’azione il cui scopo è quello di portare la persona a mettere in atto il comportamento corrispondente a una certa emozione, comportamento che si aspetta essere quello più adatto alla determinata situazione in cui ci si sta trovando. Di seguito alcuni esempi.
Rabbia: attaccare, urlare, atteggiamento fisico minaccioso/aggressivo…
Disgusto: lavarsi, pulire, cambiarsi i vestiti, vomitare, evitare di mangiare o bere, allontanarsi…
Invidia: adoperarsi per ottenere ciò che ha l’altra persona, portare via o rovinare ciò che ha l’altra persona…
Paura: fuggire, correre via, nascondersi o evitare ciò che fa paura, urlare, immobilizzarsi…
Felicità: abbracciare le persone, saltellare, sorridere, comunicare le belle sensazioni che si stanno provando…
Gelosia: interrogare, tentativi di controllare la persona che si teme di perdere, aumentare o eccedere nelle dimostrazioni di amore/affetto…
Amore: condividere tempo ed esperienze con qualcuno, coccolarsi, stringersi, abbracciarsi, fare sesso…
Tristezza: stare a letto, essere inattivo, piangere, evitare attività sociali ed attività che di solito generavano piacere…
Vergogna: nascondere un comportamento o delle caratteristiche alle altre persone, coprirsi il volto, ritirarsi, umiliarsi…
Colpa: cercare di rimediare, chiedere di essere perdonati…
- Giudizio cognitivo
Tuttavia il rapporto fra emozioni e eventi (ambiente) è mediato anche dal giudizio cognitivo, ovvero dal significato che attribuiamo alle nostre reazioni fisiologiche e/o all’evento che stiamo vivendo. Questo significa che un dato insieme di stimoli, non sempre da luogo alla stessa emozione. Ad esempio se un pianista è convinto di aver eseguito una buona performance per la quale riceve applausi e apprezzamenti probabilmente proverà soddisfazione. Ma se un pianista, a parità di performance, è convinto di aver eseguito una performance scarsa, in seguito alla quale riceve applausi e apprezzamenti, potrebbe pensare che il suo pubblico ha cattivo gusto e quindi sentirsi appena soddisfatto o sentirsi addirittura preso in giro.
Quindi le risposte fisiologiche a un evento (esterno o interno) sono necessarie, ma spesso non sufficienti, perché la persona possa attribuirsi un’emozione. Alcuni eventi hanno una relazione semplice e diretta con il benessere o il malessere di una persona e sono sufficienti a produrre una reazione emotiva. Altri eventi (esterni o interni) implicano processi cognitivi complessi che possono influenzare il vissuto emotivo.
EMOZIONI: COME GESTIRLE?
Le interpretazioni cognitive non sono solo coinvolte nell’attribuirsi una certa emozione piuttosto che un’altra, ma sono anche coinvolte nella modulazione dell’emozione stessa.
Dopo essersi attribuiti una certa emozione potremmo valutare che l’emozione non è giustificata dai fatti per qualità e/o intensità. Le emozioni non sono giustificate dai fatti quando sono state attribuite in base alle nostre credenze sui fatti piuttosto che sui fatti stessi. Un esempio di emozione non giustificata dai fatti per intensità è quello di provare una furia cieca se si viene sorpassati da un’automobilista al posto di frustrazione o fastidio. Un esempio di emozione non giustificata dai fatti per qualità è provare rabbia se non si viene salutati da amico per strada, mentre poi controllando i fatti si scopre che aveva perso le lenti a contatto.
Come si fa a controllare i fatti? Descrivendo i fatti osservati attraverso i 5 sensi, in modo oggettivo, chiedendosi quanto c’è di nostro rispetto a giudizi, credenze, previsioni, interpretazioni. Lavorando quindi sui pensieri, credenze, giudizi, previsioni e interpretazioni è possibile modulare/gestire la risposta emotiva influenzando anche tutte le componenti corporee delle emozioni.
Ma se il cervello comunica con il corpo è anche vero il contrario, cioè che il corpo comunica con il cervello e quindi con la mente. Per questo un’emozione può essere modulata anche agendo sulle altre componenti di cui è compostacioè le reazioni fisiologiche, la componente espressiva e la spinta all’azione.
Ad esempio le reazioni fisiologiche dell’ansia possono comprendere aumentata frequenza cardiaca, difficoltà a respirare, tremori, tensione. Usare tecniche di rilassamento come il rilassamento muscolare progressivo o tecniche di respirazione, agisce direttamente sulla componente fisiologica dell’ansia e va quindi a modulare l’ansia stessa.
Per quel che riguarda la modulazione emotiva attraverso la componente espressiva dell’emozione si può prendere ad esempio la rabbia. Le componenti espressive della rabbia comprendono serrare le mani o i pugni, tensione nel volto, serrare la mandibola, mostrare i denti. Agire sulle componenti espressive della rabbia significa quindi abbozzare un sorriso a mani aperte.
Regolare la reazione emotiva attraverso la spinta all’azione, significa mettere in atto l’azione opposta rispetto a quella dell’emozione che si sta provando. Prendendo come esempio la tristezza, la cui spinta all’azione è quella di isolarsi e sospendere attività e contatti sociali, agire all’opposto della spinta all’azione significa attivare il comportamento, evitare di evitare attività, situazioni e relazioni, svolgere attività piacevoli.
Quindi emozioni, corpo, credenze, interpretazioni, pensieri e comportamenti interagiscono in modo complesso. Queste quattro aree si influenzano reciprocamente in modo circolare e bidirezionale e sono sempre dipendenti da un contesto, che è la quinta area.
La psicoterapia può aiutare a capire quali piccoli cambiamenti in questo sistema possano essere utili nel far sentire meglio la persona, allo scopo di aumentarne il benessere.
Ogni articolo del blog è stato scritto a scopo divulgativo, per questo motivo gli argomenti potrebbero essere stati trattati in modo non esaustivo. Ricorda che ogni individuo è unico e che nulla può sostituirsi al confronto diretto con un professionista.