
PASSIVO, AGGRESSIVO O ASSERTIVO?
24 Giugno 2023
IL MOTIVO PRINCIPALE E’ CHE SIAMO ABITUATI AD ATTRIBUIRE AL CIBO DELLE QUALITA’ MORALI
In modo automatico e inconsapevole nella nostra mente, spesso sono presenti in modo più o meno chiaro/sfumato due categorie di cibi. CIBI “BUONI” e CIBI “CATTIVI”.
Nella categoria cibi “cattivi” ci sono tutti quei cibi che in generale consideriamo non salutari, ipercalorici, che fanno ingrassare. Ad esempio dolci, pane, pasta, merendine, patatine.
Nella categoria cibi “buoni” ci sono tutti quei cibi che in generale consideriamo salutari, ipocalorici, che non fanno ingrassare. Ad esempio frutta, verdura, petto di pollo.
Ma questo ragionamento è fuorviante, il cibo è solo cibo, è come dire che un sasso è buono o cattivo, è solo un sasso. Un’altra importante considerazione è che quando diciamo che dei cibi sono “buoni” o “cattivi”, non intenzionalmente tendiamo ad attribuire lo stesso tipo di giudizio anche alle persone che li mangiano, che siano gli altri o che siamo noi stessi.
MA PERCHE’ ATTRIBUIAMO AL CIBO UN VALORE MORALE?
A causa della cultura della dieta.
CULTURA DELLA DIETA
Per cultura della dieta si intende un insieme di credenze, valori, attitudini che incoraggiano il perseguimento della perdita di peso e della magrezza a tutti i costi e che svalutano altre forme e dimensioni del corpo che non sono conformi a questi standard corporei e alimentari.
In questo sistema la magrezza e un certo standard corporeo e alimentare assumono un valore morale in quanto vengono associati al concetto di salute, successo, realizzazione e bellezza.
È la cultura in cui viviamo, dalla quale siamo stati influenzati e dalla quale siamo influenzati tutti i giorni.
- una persona può passare l’intera vita pensando di avere qualcosa che non va solo perché la sua apparenza non è conforme a un ideale irrealistico di magrezza;
- sentirsi costretti a spendere molto tempo, energia e soldi provando a “restringere” il proprio corpo, sebbene la ricerca sia molto chiara rispetto al fatto che quasi nessuno possa sostenere un’intenzionale perdita di peso per più di un paio d’anni;
- essere forzati ad essere iper attenti rispetto a ciò che mangiamo, provando vergogna/colpa rispetto ad alcune scelte alimentari che trasgrediscono alla cultura della dieta (es. magiare un dolce) (iper attenzione che toglie risorse da altri piaceri, propositi e obbiettivi di vita anche importanti);
- opprimere le persone che non combaciano con quella che è supposta essere l’unica rappresentazione della salute e della bellezza cioè la magrezza estrema o la magrezza. (questo danneggia, in modo molto più impattante, le donne anche normopeso e le persone i cui corpi non rientrano nei canoni di magrezza proposti dalla cultura della dieta, danneggiandone sia la salute fisica che mentale).
La cultura della dieta ha fatto un gran lavoro nel convincere le persone che la loro SALUTE e la loro APPARENZA FISICA dipenda completamente dalla FORZA DI VOLONTA’ e dalle loro scelte in termini di alimentazione ed esercizio fisico. La ricerca invece ci da un quadro più complesso dove sicuramente i comportamenti del singolo hanno un peso ma dove non sono l’unico fattore.
Le ricerche mostrano che i fattori genetici e sociali abbiamo mediamente una maggiore influenza sul nostro stato di salute e sulla nostra forma fisica rispetto alle scelte individuali.
Fra i fattori sociali con maggiore influenza si riscontrano l’educazione ricevuta, la possibilità d’accesso alle cure, occupazione/disoccupazione, la possibilità di accesso a cibi salutari (es. avere il tempo per cucinare preparazioni salutari, avere tempo e soldi per comprare alimenti biologici o a km 0), quartieri strutturati in modo da facilitare uno stile di vita attivo (es. se nel quartiere sono presenti piste ciclabili, marciapiedi, parchi).
Di seguito sono riportati alcuni esempi di cultura della dieta:
- come stai bene, sei dimagrita?;
- magrezza mezza bellezza;
- se perderò peso sarò felice;
- se perderò peso sarò una persona di successo, determinata, con forza di volontà;
- potrò andare al mare solo quando sarò dimagrita;
- promozione di cibi 0% di grasso, zucchero;
- promozione di tisane, cibi, diete detox;
- promozione di “diete” che promuovono uno stile alimentare disordinato come salutare al fine di perdere peso “perdi 2 kg in una settimana con la dieta del limone”.
Dalla cultura della dieta si generano altri due fenomeni: lo stigma del peso e il privilegio dell’essere magri.
STIGMA DEL PESO
Avere dello stigma rispetto al peso significa che le persone vengono incasellate in modo negativo solo in base al proprio peso o alla propria taglia, o in base al proprio modo di alimentarsi. In quanto, se avere un peso o una taglia non conforme agli standard della cultura della dieta è il risultato, unicamente o principalmente, di mancanza di disciplina nell’alimentazione e del non fare esercizio fisico allora deve significare che queste persone siano pigre, incostanti, senza forza di volontà, e che non si prendano cura di sé.
Lo stigma del peso è pervasivo in tutte le aree della nostra società ed è presente anche nel contesto medico, ciò accade tutte le volte che la risoluzione di un problema di salute viene liquidata con un “signora però lei deve perdere peso” senza una valutazione approfondita dei pro e dei contro di tale prescrizione (diete rigide e restrittive sono uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi alimentari ), nè dello stile di vita della persona (alimentazione e attività fisica).Essere oggetto di queste credenze è molto dannoso e conduce a condizioni di salute peggiori a parità di peso.
Tuttavia, sebbene le persone con un corpo e un peso non conforme agli standard della cultura della dieta siano maggiormente oggetto di stigma, anche persone normopeso possono esserne oggetto. A chi non è mai stato suggerito di “mettersi in forma”, “provare questa dieta”, “staresti meglio con qualche kg in meno”, perché la magrezza sembra non essere mai abbastanza.
Alcune conseguenze dello stigma del peso sono:
- ridurre le visite mediche (stigma nel contesto medico, problemi di salute liquidati con la raccomandazione di perdere peso);
- vergogna rispetto al fare esercizio fisico in pubblico;
- restrizioni alimentari inappropriate che conducono alle abbuffate;
- insoddisfazione dell’immagine corporea;
- maggior rischio di depressione, bassa autostima, ansia, e disturbi alimentari.
Lo stigma del peso è un’ingiustizia sociale, un problema di salute pubblica, e una minaccia per la salute fisica, emotiva e mentale.
Esempi di stigma del peso sono:
- dare per scontato che un corpo non conforme agli standard della cultura della dieta non sia un corpo in salute;
- fare deduzioni sulla salute di una persona basate sul peso;
- pensare che le persone con corpi non conformi agli standard della cultura della dieta mangino solo cibo non salutare (o comunque prevalentemente);
- assumere che le persone che non hanno un corpo magro si abbuffino;
- credere che le persone stiano cercando di perdere peso quando mangiano in modo salutare;
- credere che la salute e il peso dipendano interamente da una responsabilità personale;
- credere che le persone con corpi non conformi allo standard della cultura della dieta siano accettabili solo se stanno cercando di perdere peso;
- credere che tutte le persone con un corpo non conforme agli standard della cultura della dieta siano insoddisfatte del loro corpo e che cerchino attivamente di perdere peso;
- credere che un corpo normopeso o magro sia il risultato di duro lavoro e disciplina mentre un corpo con dimensioni maggiori sia il risultato di mancanza di controllo o di volontà;
- credere che tutti siano sempre interessati a perdere peso e che lo ritengano importante;
- prese in giro e bullismo riferito al peso di una persona;
- pubblicità di prodotti per perdere peso allo scopo di superare la prova costume;
- usare solo l’Indice di Massa Corporea per trarre conclusioni sullo stato di salute di una persona;
- essere trattati diversamente da figure mediche (es. riduzione del tempo di visita, riduzione delle cause del problema della persona al peso, prescrizione di perdita di peso senza una valutazione accurata);
- essere rifiutato per un lavoro a causa della forma/taglia del proprio corpo (es. hostess, estetista, dietista, personal trainer).
THIN PRIVILEGE – IL PRIVILEGIO DELL’ESSERE MAGRI
Al contrario si può osservare a livello sociale che esistano dei privilegi dati dal fatto di essere magri, che non sono guadagnati o meritati in nessun modo, se non semplicemente per il fatto dell’essere magri.
Alcuni di questi privilegi includono:
- avere maggiore accesso a certe risorse (es. maggiore scelta di vestiario, sedute pubbliche confortevoli, materiale appropriato per fare esercizio fisico);
- minori probabilità di essere giudicati dal personale medico;
- meno esperienze di discriminazione e prese in giro per la forma o alla taglia del proprio corpo.
Ma il fatto che una persona abbia questi privilegi non significa necessariamente che accetti la forma e la taglia del proprio corpo, perché può essere comunque soggetta allo stigma del peso anche se sperimenta i privilegi dell’essere magra.
In conclusione la cultura della dieta rende difficile l’accettazione di ogni forma del corpo, anche di una forma del corpo magra, perché il magro non è mai abbastanza, si può sempre essere un po’ più magri, essere magri è importante, essere magri significa essere migliori.
Se la cultura in cui viviamo sistematicamente ricompensa e favorisce corpi più magri e marginalizza corpi più grassi, non c’è da meravigliarsi che insoddisfazione dell’immagine corporea, disordini alimentari, disturbi alimentari siano diffusi in tale contesto culturale. Immaginate come tutto questo possa cambiare se vivessimo in un mondo dove tutti i corpi fossero veramente considerati ugualmente di valore.
Nel cambiare le cose possiamo anche iniziare da noi, scegliendo intenzionalmente (anche se è fatico), di mettere in discussione alcune credenze inesatte e dannose rispetto all’alimentazione, alla salute e al corpo.
Possiamo scegliere se fare parte della cultura della dieta oppure no.
Promemoria:
- il cibo è solo cibo, non è né buono né cattivo;
- essere in salute non significa avere un’alimentazione perfettamente salutare;
- la salute e il peso corporeo non sono determinati solo dai nostri comportamenti ma in buona parte lo sono da fattori genetici e sociali;
- essere magri non significa necessariamente essere in salute;
- avere un corpo non conforme agli standard della cultura della dieta non significa necessariamente avere una salute peggiore;
- essere magri o più magri non significa essere migliori;
- essere magri è una caratteristica estetica e non è una qualità morale;
- intervenire intenzionalmente per ridurre le dimensioni del proprio corpo non è facile come cambiare colore di capelli e può avere ripercussioni negative.
Ogni articolo del blog è stato scritto a scopo divulgativo, per questo motivo gli argomenti potrebbero essere stati trattati in modo non esaustivo. Ricorda che ogni individuo è unico e che nulla può sostituirsi al confronto diretto con un professionista.